gustav fechner

Il libretto della vita dopo la morte

Un’interpretazione che vuole questa vita terrena come un’occasione per arricchire di nutrimenti il bozzolo da cui, nei tre giorni di “seconda gestazione”, potrà nascere l’Angelica Farfalla di Dante. Vivere bene per morire meglio. 

Le tre vite dell’uomo

Sulla terra l’uomo non vive una volta sola, ma tre. Il suo primo livello vitale è un sonno in interrotto, il secondo un alternarsi di sonno e veglia e il terzo una veglia eterna. Al primo livello l’uomo vive solitario nell’oscurità; al secondo egli vive insieme ad
altri, ma in una vicinanza separata e mescolata in una luce che gli rispecchia la superficie; al terzo la sua vita si intreccia con quella di altri spiriti in una vita superiore nello spirito supremo, ed egli dirige lo sguardo nell’ essenza delle cose finite.
Al primo livello il corpo si sviluppa dall’embrione e si foggia gli strumenti per il secondo; al secondo lo spirito si sviluppa dal germe e si foggia gli strumenti per il terzo; al terzo si sviluppa il germe divino, quello che si trova nello spirito di ogni uomo è che già qui rinvia, attraverso il presentimento, il sentimento e l’istinto del genio, a un aldilà per noi oscuro, ma per lo spirito del terzo livello chiaro come la luce del giorno. Il passaggio dal primo al secondo livello vitale si chiama vita; il passaggio dal secondo al terzo si chiama morte.
Il cammino lungo il quale noi passiamo dal secondo al terzo livello non è più oscuro di quello lungo il quale giungiamo dal primo al secondo. L’uno conduce alla contemplazione esteriore, l’altro a quella interiore del mondo. Ma come il bambino al primo livello è ancora cieco e sordo a ogni splendore e musica della vita nel secondo, e la sua nascita dal caldo seno materno gli riesce aspra e dolorosa, e come c’è un momento nella nascita in cui egli percepisce in forma di morte la distruzione della sua esistenza anteriore, prima ancora di destarsi alla nuova esistenza esteriore, così noi, nella nostra esistenza attuale, in cui la nostra coscienza è ancora del tutto legata
gli angusti confini del corpo, non sappiamo nulla dello splendore, della musica, della magnificenza e della libertà che caratterizzano la vita nel terzo livello, e scambiamo facilmente lo stretto e oscuro passaggio, che lì ci conduce, per un vicolo cieco privo di uscita. Ma la morte è soltanto una seconda nascita verso un’esistenza più libera, laddove lo spirito rompe il suo angusto involucro lasciandolo in terra imputridire, così come il bambino fa con il proprio involucro alla sua prima nascita. Tutto ciò che con i nostri sensi attuali percepiamo esteriormente solo da lontano, sarà allora da noi penetrato e avvertito nel suo intimo.
Lo spirito non si limiterà più a sfiorare monti e piante; esso, circonfuso dall’ebbrezza della primavera, non sarà più tormentato dal rimpianto che tutto ciò gli rimarrà solo esteriore, ma penetrerà monte e pianta sentendone la potenza e il soffio nella crescita, non si darà più pena attraverso parole e gesti, di produrre negli altri un pensiero, poiché il soffio della produzione del pensiero consisterà nell’immediata azione reciproca degli spiriti, non più separati dai corpi ma collegati attraverso i corpi: ai cari lasciati su questa
terra esso non apparirà esteriormente, ma dimorerà nell’intimo delle loro anime, ne farà parte, pensando e agendo in esse e tramite esse.

Tratto da “Il libretto della vita dopo la morte” di Gustav Theodor Fechner, Adelphi

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