Cent’anni

di Psicalanlisi

James Hillman

” Nel cognome ci sono gli antenati, il paese, quello che resta del passato. Nel cognome c’è tutto questo. Il nome di battesimo è legato alla moda, alle tendenze sociali. In una generazione ci sono un sacco di Tracy e Kimberly, in altre di Michael e David. Quando usiamo il nostro cognome portiamo i nostri antenati con noi, nella nostra psiche. In tutti i tempi gli schiavi avevano soltanto il nome. Ad un convegno, i partecipanti hanno un cartellino con su scritto il loro nome, mentre i relatori sono chiamati per cognome. Il nome probabilmente fa mostrare intimità e parità, ma anche anonimità; ha il risultato di togliere la dignità, le radici dell’individualità, perché tace gli antenati, mentre ci sono anche loro nello studio del terapeuta e nella relazione in genere. Ma c’è di peggio, perché questo modo di fare concentra tutta l’attenzione su di me, su quel piccolo tizio che sono io, ignorando tutta la complessità del mio contesto sociale, le mie radici razziali.

 

” Attraverso la terapia stiamo privando noi stessi del potere. Ogni volta che cerchiamo di affrontare la nostra violenza nei confronti della superstrada, o il senso di insofferenza nei confronti del ufficio, dell’illuminazione, o di quella schifezza di mobili, ogni volta che cerchiamo di affrontare tutto questo portando la nostra rabbia e la nostra paura in terapia, noi priviamo di qualche cosa il mondo politico. E, nel suo modo folle, la terapia, enfatizzando l’anima interiore e ignorando l’anima che è fuori, sostiene il declino del mondo reale. In psicoterapia va di moda il “bambino interiore”. In questo consiste la terapia: si torna indietro fino all’infanzia. Ma quando ci si volge indietro, non ci si guarda intorno. Questo viaggio a ritroso costella quello che Jung chiamava “l’archetipo del fanciullo”. Ora, l’archetipo del fanciullo è per sua natura apolitico e privo di potere, non ha nulla a che fare con il mondo politico. E così l’adulto dic: “Bene, riguardo al mondo, cosa posso farci? È una cosa più grande di me”. Ecco cosa dice l’archetipo del fanciullo. Quello che posso fare è entrare in me stesso, lavorare alla mia crescita, al mio sviluppo; trovare dei buoni gruppi che mi allevino, che mi sostengano. Ma questo è un disastro per il nostro mondo politico, per la nostra democrazia. La democrazia si realizza tra cittadini estremamente attivi, non tra bambini. Enfatizzando l’archetipo del fanciullo, riducendo le nostre sedute a rituali in cui si evoca l’infanzia e si ricostruisce la fanciullezza, ci escludiamo dalla vita politica. Di conseguenza, la nostra politica precipita nel caos e nessuno va più a votare.

 

Diceva Rilke, a proposito della terapia: “Non voglio che siano eliminati i demoni, perché si porterebbero via anche i miei angeli”. Le ferite le cicatrici sono ciò di cui è fatto il carattere. La parola carattere significa, etimologicamente, segnato, inciso con linee nette, una sorta di tagli iniziatici.

 

Essere amati dal proprio padre è di enorme importanza, e tuttavia non potrà essere appagato da nostro padre. Non è necessario liberarsi di quel desiderio di essere amati, ma è necessario smettere di pretendere che sia nostro padre ad appagarlo: nostro padre è l’oggetto sbagliato.

 

L’amosi profondi.

 

Il monduanto ci circonda diventa migliore.

È una difesa maniacale nei confronti della depressione, tenersi estremamente occupati ed essere molto irritati quando si viene interrotti. Spesso siamo troppo occupati per essere diversi dall’essere occupati. Quale depressione cronica stiamo cercando di evitare? Come individui, come città, come cultura, con il nostro essere così cronicamente maniacali? La depressione che stiamo cercando di evitare potrebbe essere benissimo una prolungata reazione cronica a ciò che abbiamo fatto al mondo, un dolore, un lutto per tutto quello che stiamo facendo alla natura, alle città, a intere popolazioni; parte del nostro mondo. Potremmo essere depressi in parte come reazione dell’anima al lutto e al dolore che coscientemente non proviamo il dolore per la distruzione dei quartieri dove siamo cresciuti per la perdita di quelle campagne che avevamo conosciuto da bambini…

 

 

 

 

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DEGLI AUTORI

 

Chi sono

Ho sofferto di depressione per molti anni a causa di svariate ragioni, dai traumi alla sensibilità esistenziale. Ma ho trovato la strada per uscirne e voglio condividerla.

Cosa faccio

Oltre a cercare di diventare me stessa, organizzo in FVG incontri di gruppo e individuali, soprattutto legati alla meditazione e alla realizzazione dei propri sogni.

Mission

Condividere fa parte del mio percorso personale, cerco di aiutare le persone a scovare il loro Cammino camminando io per prima, non si può “insegnare” senza aver imparato.

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